sabato 7 gennaio 2012

Siria, opposizione a pezzi

Saggi in esilio. E disertori senza armi.

di Gea Scancarello
Più la Siria scivola verso la guerra civile, con 5 mila vittime accertate, più l’opposizione al regime di Bashar al Assad si scopre debole e frammentata.
In Siria manca una Bengasi, «un paradiso protetto», denunciano su internet gli oppositori e gli attivisti: l’enclave in cui costruire una base logistica, progettare le operazioni e, magari, ricevere aiuto e supporto dall’Occidente.
La resistenza al regime è invece articolata in tre movimenti, spesso in aperto contrasto tra loro: il Consiglio nazionale di transizione (Cnt), l’Esercito siriano libero (Free salvation army) e i cittadini armati che combattono ogni giorno contro le forze di sicurezza.
IL CNT SIRIANO RESTIO ALLE ARMI. Il Consiglio nazionale di transizione siriano è una imitazione del Cnt costituito in Cirenaica che gli occidentali hanno sostenuto e riconosciuto in fretta e furia. Tuttavia, più che un governo provvisorio, quello siriano è un gruppetto di saggi che con Damasco, il regime e la sua gente, ha poco o niente a che vedere. E che, soprattutto, è restio all'uso delle armi.
Vorrebbero invece intervenire sul campo i 10 mila membri - ma si tratta di stime - dell'Esercito siriano libero, braccio armato del gruppo. Sono per lo più assiepati nel campo profughi di Karbayaz, nei pressi di Kilis, al confine tra la Turchia e la Siria; ma alcuni si nascondono invece nelle periferie delle grandi città. Per diventare offensivi hanno bisogno di armi, le stesse che arrivano ai civili attraverso le piste dei contrabbandieri che passano dal Libano, dall'Iraq e dalla Turchia.

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