domenica 12 giugno 2011

Imparziali o comunisti? Berlusconi odia i giudici, i giudici odiano Berlusconi


Mettere in dubbio l'imparzialità dei magistrati e della giustizia in generale, vuol dire destabilizzare una società dal profondo. Gli uomini hanno accettato di delegare ogni strumento di giustizia allo Stato, un soggetto imparziale che in nome del popolo (nel nostro caso italiano) cerca (perché imperfetto) di preservare la pace, tramite la giustizia derivata dal diritto positivo.
Le leggi sono fatte dall'uomo per l'uomo e in quanto tali sono soggette a forme devianti come le ideologie. Il mantenimento, quanto più possibile, dell'imparzialità e il perpetuo nascondere le proprie passioni politiche o, più semplicemente, ideologiche, fa del giudice un buon servitore dello Stato.
Il presidente del Consiglio Berlusconi sbaglia nell'attaccare costantemente la magistratura, definendola addirittura «una metastasi del nostro sistema attuale», poiché in questa maniera risveglia gli istinti primordiali insiti in tutti noi uomini che, da tempo immemore, abbiamo deciso di abbandonare lo stato di natura. La magistratura, dal canto suo, sembra confondere il rispetto delle leggi (come fattore oggettivo) con il senso di giustizia (del tutto soggettivo), consentendo al suo interno la costituzione delle cosiddette correnti, di cui Magistratura Democratica è un esempio.
La giustizia deve essere imparziale e non correntizia o portatrice di idee anche velatamente politiche. Detto questo, rimane inaccettabile il lessico berlusconiano, dai giudici «metastasi», alle «toghe rosse», fino al più esplicito «giudici comunisti».
Il miglior modo per evitare una simile profusione di contumelie sarebbe quello di fare totale pulizia e chiarezza, all'interno della magistratura, per fugare ogni dubbio di parzialità. Chiedere la totale sterilità ideologica prima ancora che politica di chi è preposto al rispetto delle leggi è pressoché impossibile.
Chiunque, dotato di senso civico e discreto livello culturale, nel corso del suo curriculum studiorum e nell'evoluzione della sua carriera lavorativa, inevitabilmente dovrà confrontarsi con altri "soggetti pensanti", con libri, con la società. Con quest'estrema semplificazione, si vuole intendere come sia arduo credere che un uomo, in mezzo ad altri uomini, non sviluppi una sua coscienza ideologica e politica.
Se da un lato Berlusconi sbaglia a mettere in dubbio l'operato della magistratura, mettendosi così al di sopra della legge per l'unico motivo che essa chiede il conto a chiunque, presidente del Consiglio incluso, dall'altro Unicost, Magistratura Democratica, Magistratura Indipendente e Movimento per la Giustizia non fanno altro che deviare la giustizia dal suo corso unitario.
Prendiamo come esempio le "mission" delle suddette Unicost, Magistratura Democratica, Magistratura Indipendente e Movimento per la Giustizia: partiamo dalla prima.
UNICOST: «La terzietà costituzionale, il pluralismo interno, il non collateralismo partitico costituiscono il patrimonio comune di tutti gli aderenti a Unità per la Costituzione.
Per pluralismo interno intendiamo libertà di manifestazione d'idee e possibilità di confronto dialettico: il confronto necessita di regole ed implica sintesi politica.
Non collateralismo significa presa di distanza da ogni centro di potere esterno o interno alla magistratura: valore questo da praticare in concreto».
MAGISTRATURA DEMOCRATICA: «L'Associazione ha come obiettivi:
  1. Lo sviluppo di una cultura giurisdizionale europea fondata sul rispetto, in ogni circostanza, dei principi dello Stato di diritto democratico, tra i quali spiccano in primo luogo il rispetto dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali;
  2. La protezione delle differenze tra gli esseri umani e dei diritti delle minoranze, specialmente dei diritti degli immigrati e dei meno abbienti, in una prospettiva di emancipazione sociale dei più deboli;
  3. Il sostegno all'integrazione comunitaria europea, in vista della creazione di una unione politica europea preoccupata della giustizia sociale;
  4. La difesa dell'indipendenza del potere giudiziario nei confronti sia di ogni altro potere che di interessi particolari;
  5. La ricerca e la promozione delle tecniche organizzative idonee a garantire un servizio giudiziario rispondente al principio di trasparenza e tale da permettere il controllo dei cittadini sul suo funzionamento;
  6. La democratizzazione della magistratura, nel reclutamento e nelle condizioni di esercizio della professione, sostituendo il principio democratico a quello gerarchico, specialmente nel governo del corpo giudiziario;
  7. L'affermazione del diritto dei magistrati, come di tutti i cittadini, alle libertà di riunione e azione collettiva;
  8. La promozione di una cultura giuridica democratica tra i magistrati dei diversi paesi, attraverso lo scambio di informazioni e lo studio di argomenti comuni».


MAGISTRATURA INDIPENDENTE: «Il suo impegno si fonda sulla tutela dell'autonomia e dell'indipendenza della magistratura, nel loro significato costituzionale: non come privilegi dell'Ordine giudiziario, bensì come valori strumentali al corretto esercizio della giurisdizione.
In tale prospettiva, M.I. afferma l'unità e l'apoliticità dell'Ordine giudiziario e persegue la tutela della dignità morale e materiale della magistratura. Opera nell'ambito dell'Associazione Nazionale Magistrati e delle organizzazioni internazionali delle magistrature.
L'effettiva imparzialità costituisce il carattere essenziale del magistrato aderente a Magistratura Indipendente, che - nell'attività giudiziaria come in quella associativa - ispira la propria azione all'esclusione di ogni forma di collateralismo politico e partitico».


MOVIMENTO PER LA GIUSTIZIA: (riporto l'intero art. 3 dello Statuto) «L'associazione si propone di svolgere e promuovere una riflessione e un impegno politico culturale sui problemi della giurisdizione, nonché di contribuire al miglioramento del "servizio Giustizia" attraverso:
a) la valorizzazione e la difesa dei principi costituzionali dell'autonomia e dell'indipendenza dell'ordine giudiziario (e, quindi, dei singoli magistrati), in quanto principi irrinunciabili per garantire la vita democratica e la legalità nel Paese;
b) l'analisi delle cause reali delle disfunzioni della giustizia e l'individuazione degli strumenti idonei a porvi rimedio; a tal fine l'Associazione reputa necessaria l'apertura al confronto ed al contributo di quelle componenti della società, esterne alla magistratura, che, anche in forme ed aggregazioni nuove, avvertono la necessità di un giudice libero da condizionamenti e del tutto coerente con il modello costituzionale;
c) l'affermazione del carattere preliminare e fondamentale della "questione morale", intesa come conformità della condotta e delle scelte individuali e collettive ai principi ideali ed alle regole della deontologia professionale, come rifiuto di ogni collateralismo con centri di interesse o di potere, politici ed economici, atti a comprimere l'indipendenza ed il ruolo di garanzia della magistratura;
d) lo sviluppo delle iniziative in grado di incrementare e privilegiare la professionalità del giudice (intesa come capacità, terzietà ed indipendenza);
e) il sostegno concreto dei soci magistrati all'attività dell'Associazione Nazionale Magistrati (A.N.M.) con il fermo impegno a contrastarne degenerazioni interne e a favorire la tutela nella loro effettività del prestigio e del rispetto della funzione giudiziaria, richiamati dall'art. 2 dello statuto dell'A.N.M..
Più in generale, comunque, l'associazione intende conformarsi ai principi ed avvalersi dei mezzi idonei alla diffusione di essi, alla sensibilizzazione della pubblica opinione ed alla realizzazione delle proprie finalità, così come specificati nel documento intitolato "UN IMPEGNO PER LA GIUSTIZIA", datato "Roma, 17 aprile 1988", che, allegato al presente Statuto, ne costituisce ad ogni effetto parte integrante».


Non si devono cercare fumosi giri di parole per delineare il profilo del magistrato (quasi) perfetto, poiché il principio a cui attenersi è contenuto nell'art. 1 del Codice etico adottato dal Comitato Direttivo Centrale dell'Associazione Nazionale Magistrati:

Disinteresse personale, indipendenza e imparzialità dovrebbero essere totali, impedendo dunque anche la formazione di correnti che, inevitabilmente, in nome di un sentire comune a poche persone (quindi del tutto soggettivo), tende a istituzionalizzare la discrezionalità delle scelte fatte nel pieno esercizio dei propri poteri. Per quanto un qualsiasi uomo che, accusato di svariati reati, riesca ad accedere al più altro scranno del Parlamento italiano, sia insopportabile alla vista di coloro che sono preposti al rispetto delle leggi, è anche vero che qualsivoglia ideale politico va espresso nelle urne (per chi crede nelle elezioni), oppure in altre forme, purché si distingua il momento politico e ideologico, da quello giuridico.

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