domenica 12 giugno 2011

Il taglia-spese inizia a funzionare


La ( ur/e (ICi conti Cnnfiv'nt(( lu llr Ccs.Sitù (HI(t (rn(r((((Cin/(( (In 7rt'mn(1ti Il taglia-spese inizia a funzionare I risparmi conseguiti nei conti superano duelli programmati DI MICHELE ARNESE Imagistrati contabili come al solito sono parchi di aggettivi e prodighi di numeri. Ma dai numeri indicati ieri nella relazione sulla finanza pubblica italiana si evince un giudizio chiaro e positivo per la gestione tremontiana dei conti statali: la spesa è calata, le entrate tengono, i risultati del contrasto all'evasione fiscali sono evidenti, i saldi di bilancio corrispondono alle attese, il percorso concordato con Bruxelles per raggiungere il tendenziale pareggio di bilancio entro il 2014 è condivisibile. Certo, oltre a una manovra di correzione per gli anni 2013 e 2014 del 2,3 per cento del PII che l'esecutivo ha già annunciato e che approverà a metà giugno per circa 40 miliardi di euro, la Corte presieduta da Luigi Giampaolino dice che per ridurre il rapporto debito-pil alla velocità auspicata dalla Commissione europea ci sarà bisogno di trovare risorse per circa 46 miliardi di euro l'anno. Ma su modi e tempi della riduzione progressiva del rapporto debito-pil al 60 per cento, dicono fonti del Tesoro, nulla è ancora deciso: se ne discuterà al Consiglio europeo del 23 e 24 giugno. Forse per questo, scherzando, il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, ha definito il rapporto della magistratura contabile sulla finanza pubblica «un genere letterario non definibile come happy hours' . Eppure non mancano le soddisfazioni per il titolare del Tesoro, scorrendo il rapporto presentato ieri. Infatti il consuntivo per il 2010 è più che lusinghiero. Basta rimarcare, come fa la Corte nelle 283 pagine del rapporto, che «i risparmi di spesa conseguiti nel 2010 sono tanto più significativi in quanto superiori ai valori programmatici», assunti «prima nella Ruef (Relazione unificata di economia e finanza, ndr) dell'aprile 2010 e poi confermati nella Dfp (Decisione di finanza pubblica, ndr) dello scorso settembre». Nel confronto con quest'ultimo documento, il maggiore risparmio realizzato ammonta a oltre 14 miliardi e consegue per oltre il 40 per cento da una minore spesa in conto capitale (-5,5 miliardi), per poco meno del 50 per cento da un più forte contenimento della spesa primaria corrente (6,7 miliardi), per la restante parte da un minore esborso per interessi (1,9 miliardi). Chiosano i magistrati: «Sia la spesa in conto capitale, sia quella per interessi, hanno contribuito al risparmio aggiuntivo in una proporzione maggiore rispetto al loro peso sul totale delle uscite pubbliche (rispettivamente pari all'8 e al 7 per cento). Per la sua eccezionalità nella prospettiva storica, è tuttavia il superamento degli obiettivi di spesa primaria corrente ad assumere particolare rilevanza, tanto da costituire una sorpresa per lo stesso governo». C'è un rovescio della medaglia, comunque, nel rigore sulle spese per gli investimenti: «La caduta delle spese in conto capitale è superiore alle stesse previsioni governative, ma, allo stesso tempo, non è del tutto sorprendente. Basti, in proposito, considerare che, fin dal 2002, i ripetuti provvedimenti che hanno disposto tagli, lineari o non, alla spesa statale non hanno salvaguardato gli investimenti e le spese in conto capitale, palesando un orientamento contraddittorio con gli impegni programmatici, di natura strutturale, verso il rilancio e l'accelerazione delle opere pubbliche e delle infrastrutture». Nel Rapporto della magistratura contabile si evidenzia, anzi, come i tagli siano stati sempre proporzionalmente molto più severi per le spese in conto capitale. Fino ad arrivare, con il decreto legge 112/2008, a sottoporre a tagli, per il 2010, poco più del 4 per cento delle spese correnti dello Stato al netto degli interessi, e, invece, oltre i150 per cento della spesa in conto capitale.

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